Intervista a cura di Nicola Salerno
Gianfranco Filidoro, nativo di Castrovillari, è uno di quei giocatori ricordati con affetto dai tifosi materani, che lo hanno visto all’opera nella città dei Sassi dal 1988 al 1992. Centrocampista che sapeva unire la quantità ad un’ottima tecnica, era anche in grado di inserirsi efficacemente in zona gol, tanto che il suo bottino ammonta a 25 reti segnate in gare di campionato con sua la maglia biancazzurra numero 8.
Gianfranco, cosa ci racconti dei tuoi quattro anni e mezzo a Matera?
Sono arrivato nel 1988 dal Francavilla Fontana insieme a Caputo, Danza, Budroni, Chionna ed al mister Gagliardi, trovando nuovi compagni ed altri che già giocavano a Matera come Angelè e Paolicelli. Fu l’anno della fusione tra Matera, in seguito fallito, e Pro Matera che aveva vinto la Promozione lucana. Il primo fu un ottimo campionato, anche per me che segnai undici reti, potevamo vincerlo ma la stagione ebbe una svolta negativa nella partita di andata disputata contro l’Altamura: aveva nevicato e il campo era pesante sfavorendo noi che eravamo più tecnici, inoltre avevamo alcuni infortunati e diversi squalificati per via degli incidenti nel post partita a Cariati, e quindi volevamo il rinvio. La partita invece non fu rinviata, i tifosi spalarono il campo per liberarlo dalla neve e perdemmo 2-1 (di Filidoro fu il gol che in apertura di ripresa accorciò le distanze e riaprì, purtroppo invano, la gara, ndr). Da lì in poi andammo di pari passo con i murgiani fino al termine del campionato, pareggiando però l’ultima a Noicattaro e perdendo il primo posto proprio alla fine. Quell’epilogo mi è rimasto negativamente impresso nella mente: l’Altamura aveva buoni contatti con il Noicattaro, la nostra società invece non intervenne, confidando magari in un loro ammorbidimento conseguente all’ottimo incasso che avrebbero fatto data la massiccia presenza di tifosi materani, e invece il Noicattaro giocò la partita al massimo costringendoci al pareggio. L’anno seguente fu piuttosto anonimo, come allenatore arrivò Carrano, ma lo spogliatoio non era molto unito e terminò senza infamia e senza lode.
Poi nel 1990 l’arrivo di Pasquino e la promozione in C2 dopo gli spareggi con il Gangi, in cui hai messo la firma segnando il primo gol della doppia sfida.
Filidoro in scivolata infila la palla nel sette nella gara di andata dello spareggio C2 contro il Gangi. |
Esatto, l’anno successivo ci fu la cavalcata trionfale e la vittoria nello spareggio con il Gangi. Ricordo bene lo stadio pieno, la pioggia battente, il mio gol su assist di Piero Caputo, e il raddoppio di Danza, fu una gran bella soddisfazione. Al ritorno difendemmo lo 0-0 dagli assalti del Gangi e festeggiamo davanti a tanti tifosi che ci avevano seguito in Sicilia. Ho giocato ancora a Matera in C2 nel 1991-92, e iniziai anche il campionato successivo con Dibenedetto, lasciando la Basilicata nel corso della stagione per avvicinarmi a casa; andai infatti ad Acri, dove c’era Vito Chimenti come allenatore e Iacovone, un ragazzo di Miglionico che era stato mio compagno di squadra a Matera.
Dove hai proseguito la tua carriera?
Dopo Acri ho giocato ancora in serie D a Rende, poi Amantea, ed ho terminato giocando in Eccellenza: il calcio giocato iniziava a diventare pesante per me, ho iniziato a lavorare avviando una tabaccheria che ho avuto fino allo scorso anno, ho messo su famiglia, e così ho preferito terminare la carriera prima di iniziare la parabola discendente. Non sono rimasto legato al mondo del calcio, oggi però seguo mio figlio grande che ha giocato a Cosenza, a Francavilla sul Sinni (incontrò il Matera nel 2012-13 quando i biancazzurri si imposero per 7-2, lasciando poi la compagine sinnica nel corso del campionato), e in queste ultime due stagioni ha giocato nell’Hinterreggio. Quest’anno è stato l’ultimo da under per lui che è del 1994, mi auguro che possa continuare la carriera a buoni livelli.
Per concludere, il nostro consueto sguardo al Matera di oggi, cosa ne pensi di questa squadra rivelazione che sta accarezzando il sogno della serie B?
Ho sempre seguito il Matera dopo essere andato via, porto nel cuore Matera come città e come persone, e sostengo da sempre che è una bella piazza per giocare: come in ogni città, specialmente al sud, contano i risultati, ma conta anche e viene riconosciuto il lavoro quando viene fatto seriamente. Sono molto contento per il campionato che ha disputato quest’anno, mister Auteri è un allenatore molto preparato che conosce bene la categoria, ed arrivate a questo punto tutte le squadre hanno le stesse possibilità. Ho visto il Como in finale di coppa Italia a Cosenza e malgrado la sconfitta è una buona squadra: sicuramente sarà importante il risultato dell’andata a Como, dal momento che al ritorno a Matera certamente l’ambiente sarà caldissimo. Auguro di cuore ai biancazzurri di farcela, e magari chissà potrei anche essere presente a Matera per un auspicabile atto finale.