Intervista a cura di Nicola Salerno
Oggi incontriamo Angelo Lisanti, portiere classe 1958, al Matera dal 1978 al 1984 prima come vice di Casiraghi e poi come titolare per poco più di una stagione, totalizzando quasi trenta presenze in campionato a difesa della porta materana.
A fine anni settanta, anni d’oro del calcio materano, una nutrita colonia di giovani ferrandinesi vestiva la maglia biancazzurra: oltre a te, Pavese, Romita, Lategana e Montefinese. Eravate una generazione di fenomeni oppure c’era un’attenzione diversa al vivaio?
E’ vero, i primi ad approdare al Matera furono Paolo Pavese e Giovanni Romita nel 1976, l’anno successivo Decio Lategana, e nel 1978 io e Montefinese. Troviamo qualche ferrandinese anche negli anni successivi, come ad esempio Leo Lavecchia nel 1982 ed altri giovani che giocarono nella Berretti. Senza dubbio allora c’era una grande attenzione al vivaio, ed in particolare a Ferrandina c’era una grande persona che curava il settore giovanile della Virtus, società da cui tutti noi siamo usciti, ed è il maestro Antonio La Cava. Lui è stato un maestro prima ancora che un allenatore, la sua Virtus è stata per noi una palestra di vita dove abbiamo anche imparato a giocare a calcio, e devo dire che per due o tre anni aveva squadre forti che sapevano giocare palla a terra dagli Allievi fino alla Promozione. Successivamente, arrivati a Matera forti di questa esperienza, siamo diventati dei calciatori professionisti; chi più chi meno abbiamo avuto discrete esperienze calcistiche, tra tutti Paolo è stato quello che ha avuto la carriera più brillante e più lunga, dapprima come calciatore e poi anche come allenatore, al fianco di Gino De Canio.
Parliamo del punto più alto della tua carriera calcistica. Due presenze in serie B, la prima a Monza dove entrasti al posto dell’infortunato Casiraghi, la seconda a Bari da titolare davanti a quasi trentamila spettatori nel derby giocato al della Vittoria. Ci racconti le emozioni di un giovane poco più che ventenne?
A Monza non dovevo essere nemmeno convocato, tanto è vero che ero venuto a Matera il sabato mattina senza nemmeno portare la mia roba; poi Troilo, il dodicesimo, ebbe una discussione con la dirigenza, e improvvisamente Dibenedetto mi disse che dovevo partire con la squadra in aereo per Milano. A Monza dovetti comprare persino spazzolino e dentifricio e dormii con la tuta perché non avevo portato nulla. In partita Adriano Casiraghi si fece male in uno scontro con Tosetto che gli provocò un taglio in fronte e così io feci il mio debutto tra i cadetti. Ricordo l’abbraccio di Mario Morello al mio ingresso in campo; feci una buona partita, subendo il gol del raddoppio su rigore da Ferrari. In quella gara avremmo meritato di più, ma il loro portiere Marconcini si superò effettuando grandi parate. A Bari invece sapevo che sarei partito titolare; la tensione nei giorni prima della partita era talmente alta che non riuscivo nemmeno a mangiare. Giocare davanti a trentamila persone è una grande emozione, ricordo che non riuscivo a farmi sentire dai miei compagni nemmeno gridando, tanto forte era il frastuono dello stadio. Subii il gol su un tiro imparabile di Bagnato, poi evitai il raddoppio con due o tre grossi interventi, tra cui una deviazione sul palo di un tiro di Ronzani. Nel secondo tempo, dopo una iniziale sfuriata dei baresi, non subimmo più nulla, giungemmo al pari con la rete di Aprile e rischiammo persino di vincere con un’azione di Peragine e Picat Re sfumata per poco.
Nella tua carriera in biancazzurro c’è spazio per una stagione da titolare in cui ti alternasti con Bravi e la stagione successiva in cui sei stato titolare fino all’infortunio ed al susseguente arrivo di Gigi Mattarollo. Cosa ricordi di quei campionati di C2?
Dopo la B, mi fermai un anno per il militare in quanto Rambone non voleva calciatori che disputavano il servizio militare. Poi un altro anno come dodicesimo di Adriano, dove giocai solo l’ultima gara disputata contro l’Akragas sul neutro di Caltanissetta, uno 0-0 da sbadigli. Nel 1982 l’arrivo di Chiricallo in panchina e l’addio di Casiraghi, e per il posto da titolare fu ballottaggio tra me e Bravi. Chiricallo ci fece giocare in coppa Italia un tempo a testa per scegliere il titolare, e dopo queste prove diede a me il numero 1. Iniziammo bene con due vittorie senza subire reti, poi perdemmo 1-0 contro l’Elpidiense con un rigore sbagliato da Pavese, dove il portiere avversario era Albertosi. In seguito mi lussai un dito ma comunque Chiricallo mi fece giocare con il dito steccato; nelle giornate successive qualche incertezza legata all’infortunio regalò il posto da titolare a Bravi, ed io tornai a giocare nella parte finale del campionato, quando l’allenatore era diventato Vincenzo Antezza. L’anno successivo mi ruppi il dito ad Osimo dopo cinque giornate e fui sostituito da Mattarollo; da quell’infortunio non mi ripresi completamente, la società non poteva permettersi di pagare due portieri titolari, ed a fine stagione lasciai il calcio giocato. Poi arrivò il concorso vinto al Ministero delle Finanze e l’inizio dell’attività lavorativa, mentre sono rimasto legato per molti anni al mondo dello sport fondando e dirigendo insieme ad un amico una società di pallavolo, la Team Volley di Ferrandina.
Arrivando al presente, segui il calcio di oggi ed il ritorno del Matera in un campionato di Lega Pro?
Oggi il calcio non mi piace più; io sono rimasto alle partite che si giocavano la domenica in contemporanea, mentre oggi si gioca dal venerdì al lunedì, per non parlare dei turni infrasettimanali. Non vedo le partite, ma i risultati del Matera li seguo sempre. La scorsa settimana sono stato a vedere Matera-Casertana, ho visto una buona squadra giocare un bel calcio con diverse ottime individualità; peccato che la partita sia stata rovinata nel finale da quell’espulsione. Da portiere devo dire che l’atteggiamento dell’arbitro ha sorpreso anche me; non so se oggi sia cambiato qualcosa nei regolamenti, ma ai miei tempi dopo l’ammonizione l’arbitro avrebbe dovuto fischiare la ripresa del gioco, e invece ha tirato fuori il cartellino rosso dopo cinque secondi senza dare a Bifulco nemmeno il tempo di prendere la rincorsa per calciare il rinvio. Meno male che quel rosso non ha poi avuto conseguenze sul risultato.