Intervista a cura di Sandro Veglia
Cesare Morciano, uno degli indimenticati portieri della storia del Matera, ha difeso i pali biancazzurri per due stagioni da titolare e all'inizio della terza, con all'attivo una vittoria del campionato Interregionale e un anno in serie C2.
Dove hai giocato prima di approdare nella città dei Sassi?
Ho cominciato qui a Sannicola, il paese dove sono nato e dove risiedo tutt'ora. Ho cominciato con il settore giovanile, fino ad esordire a 14 anni in prima squadra in Prima Categoria. Poi passai, sempre come settore giovanile, nel Lecce, fino a quando a 19 anni circa dovetti partire militare a Barletta, e mi feci cedere in Promozione a Bitonto, disputando un ottimo campionato da titolare, in cui arrivammo secondi dietro il Canosa. Stiamo parlando del 1984/85. Nel 1985/86, appena finito il servizio militare, decisi di smettere, ma fui chiamato dallo Scorrano, in Promozione, dove a campionato in corso Pantaleo Corvino, attuale ds della Fiorentina, diventò direttore sportivo. Dal 1986/87 fino al 1989/90 ho giocato nel Tricase: il primo anno in Promozione, nel 1987/88 vincemmo il campionato e salimmo in Interregionale e nel 1989/90 disputai con il Tricase il mio primo campionato Interregionale, venendo a giocare a Matera da avversario.
Quindi Cesare, arrivi a Matera nel 1990/91: cosa ci racconti?
Di quell'anno, fui l'unico calciatore che non fu portato direttamente da Pasquino. In più di una occasione vennero a Tricase Salvatore Bellomo, dirigente del Matera, e Mimmo Donato il direttore sportivo del Matera. Ero contento che una grande squadra, costruita per vincere il campionato, mi aveva cercato. Il passo fu breve, e mi ritrovai a Matera. Purtroppo, l'inizio non fu dei più fortunati: nel secondo turno di coppa Italia, a Terlizzi, mi infortunai alla caviglia sinistra e dovetti saltare le prime partite di campionato, rientrando addirittura alla undicesima. Ero sicuramente stato ben sostituito dall'altro portiere Alfredo Cimino che era alla sua quarta stagione consecutiva nel Matera. Di lì, fino al trofeo Jacinto, non ho saltato più una partita.
Nessun dualismo con Cimino?
Assolutamente non è mai esistito. Lavoravamo entrambi seriamente in allenamento, eravamo due ottimi portieri, le decisioni finali le prendeva sempre mister Pasquino quando sceglieva chi mandare in campo. In quell'anno eravamo davvero un ottimo gruppo, anche quella fu la carta vincente che ci fece vincere il campionato. I ricordi migliori, naturalmente, sono con i compagni di squadra con i quali ho diviso anche la camera quando si andava in trasferta, come Gardini, Piero Caputo, Ciullo. Grandi uomini e ottimi amici.
Vittoria nel girone, ma poi per la promozione bisognava superare lo scoglio degli spareggi.
Purtroppo quell'anno per salire non era sufficiente vincere il campionato, ma bisognava vincere anche lo spareggio con il Gangi, un paese in Sicilia, sulle Madonie. Fu un paradosso: l'andata a Matera si giocò in una piscina, visto il temporale che si era abbattuto sulla città qualche ora prima, vincemmo 2 a 0, ma il Gangi fece comunque una ottima partita. Al ritorno, invece, dire che il campo era duro come l'asfalto è poco. Nuvoloni di polvere che si alzavano, mischie furibonde in quanto il terreno di gioco era piccolo, i nostri tifosi sulla collinetta in quanto la capienza dello stadio del Gangi era di poche centinaia di persone. Insomma 0-0 e anche lo spareggio vinto. Poi, il trofeo Jacinto a Bovalino e un altro trofeo in bacheca quell'anno, sicuramente una delle migliori della mia carriera.
Arriviamo al campionato 1991/92, con l'esordio tra i professionisti in C2 ancora con il Matera.
Da matricola disputammo un ottimo campionato, arrivando al 5° posto. Giocai tutte le partite, tranne tre a metà girone di ritorno, dove mister Pasquino diede la possibilità a Nicola Abrescia di scendere in campo. Un buon portiere anche lui, ed era giusto anche un minimo riconoscimento. Poi sempre a Matera nel 1992/93, mister Pasquino andò al Casarano e arrivò Dibenedetto. Pasquino voleva fortemente che io lo seguissi a Casarano, ma rimasi a Matera che aveva allestito una squadra più forte dell'anno precedente. Poi a dicembre, con il cosiddetto mercato di riparazione, ci fu lo scambio di portieri tra Matera e Casarano: io, quindi, raggiunsi Pasquino, e Antonio Bruno si trasferì al Matera. A Casarano trovai una situazione di classifica non facile: eravamo ultimi. Il girone di ritorno facemmo una rimonta pazzesca, tanto che a tre giornate dal termine eravamo praticamente salvi. Ma proprio allora, inspiegabilmente, mister Pasquino venne esonerato. Il presidente del Casarano all'epoca era Filograna e Pantaleo Corvino direttore sportivo. Insomma, per farla breve, la squadra subì il colpo dell' esonero di Pasquino e in tre giornate bruciammo il vantaggio che avevamo sulle nostre inseguitrici. Giocammo lo spareggio a Foggia contro il Potenza e perdemmo 3-1, ma purtroppo non mi fecero giocare lo spareggio, nonostante fino a quel momento avessi giocato per 24 partite consecutive. Retrocessione quindi per il Casarano. Avevo ancora un anno di contratto, ma chiesi di essere ceduto.
Come proseguì la tua carriera negli anni successivi?
Nel 1993/94 andai alla Reggina in C1, firmando un triennale, non come portiere titolare: collezionai comunque una decina di presenze, sia nel 1993/94 che nel 1994/95, anno in cui la Reggina vinse il campionato approdando in serie B. Nel 1995/96 ero vincolato con la Reggina, ma ero in attesa di contratto o di collocazione in altro club. Andavo addirittura ad allenarmi a Catanzaro allenato da Pasquino con la speranza di andare lì a giocare, ma le due società non si misero d'accordo. Stetti praticamente un anno fermo. Arriviamo così al 1996/97: mi chiamò il Nardò in Interregionale, che stava allestendo una formazione per vincerlo, ma durante il ritiro subii un incidente stradale grave, per il quale la società decise di rescindere il contratto, prima dell'inizio del campionato. A novembre, sempre di quell'anno però, mi chiamò lo Squinzano in Eccellenza pugliese, dove rimasi fino al 2000, anno in cui decisi di chiudere con il calcio giocato. Avevo cominciato già da un po' a lavorare a Matino al Mercatone uno, dove svolgo l'attività di caporeparto nel reparto elettrodomestici, da circa 20 anni.
E il tuo rapporto con il calcio adesso com'è?
Pari a zero. Se riesco a guardarmi una partita in TV comunque lo faccio, ma per il resto non sono alla ricerca frenetica ogni giorno della partita da poter vedere. Il mio tempo libero lo dedico al mio hobby di sempre, cioè alla pesca, amo il mare, mi piace anche fare immersioni. Il calcio è davvero lontano. Mi piace la riservatezza, vivo in campagna con mia moglie ed i miei due figli, uno di 20 e l'altro di 14. Nessuno dei due gioca a calcio, solo il grande, Matteo, gioca a volley in serie B.
Il tuo rapporto attuale con Matera invece?
Guarda sono rammaricato di non aver coltivato alcune amicizie, anche quando sono andato via da Matera, ma quando sei calciatore, purtroppo per i ritmi e gli stress, queste cose non le pensi, ma con il passare degli anni te ne penti. Addirittura, seppi a distanza di molto tempo della morte di Renato Carpentieri, in una chiacchierata telefonica con Salvatore Ciullo, e ho anche appreso della morte di Carlo Marinaro, vice presidente del Matera nel 90/91, proprio dal vostro sito. Spendo a tal proposito due parole di elogio sia per l'eleganza della gestione e dei contenuti, sia perchè date la possibilità di conoscere la storia del Matera e dei suoi protagonisti in tutto il mondo. Complimenti davvero!
Chiudiamo con un saluto ai materani?
Assolutamente sì! Vorrei tanto si rifacesse una partita di vecchie glorie del Matera e rivedere sia ex compagni di squadra, che amici di Matera. Per quanto riguarda l'attuale situazione, dispiace molto che una città come Matera, che ti offre tanto dal punto di vista turistico, di accoglienza, di bellezze culturali, debba ciclicamente fare i conti con crisi societarie calcistiche che penalizzano alla fine solo i tifosi. È purtroppo una situazione che anche altre piazze calcistiche patiscono, vedi il Lecce. Anche il mercato industriale deve contribuire al calcio della propria città, ricordiamoci che qualsiasi fallimento è una sconfitta sociale per tutti. Spero presto di tornare a Matera per una passeggiata con la mia famiglia, ed i primi a saperlo sarete voi di Matera Calcio Story.