Non è da tutti entrare in una Hall of Fame con alle spalle solo una stagione nel Matera ma le qualità sportive e umane di Vincenzo Cosco ci permettono di inserirlo in questa lista di glorie biancazzurre. Con tanta amarezza per il modo in cui la sfortuna ha prematuramente strappato il tecnico molisano allo sport e alla vita.
La sua carriera da calciatore, nel ruolo di difensore, si svolge a cavallo degli anni Ottanta e Novanta, interamente tra l’Abruzzo e il Molise. Le soddisfazioni più grosse arrivarono con la maglia del Castel di Sangro con cui Cosco conquistò due promozioni, una in Interregionale e una in serie C2. Nella stagione 1989-90 conquistò una nuova promozione in serie C2 con la Vastese con cui rimase un’altra stagione prima di indossare le casacche di Termoli e Turris Santa Croce, squadra della sua città natale. Nel 1993 giunse l’opportunità di indossare una maglia blasonata come quella del Campobasso nell’allora Campionato Nazionale Dilettanti (attuale serie D) ma dopo tre stagioni in rossoblu i primi seri problemi di salute costrinsero Cosco ad appendere le scarpe al chiodo all’età di trentadue anni.
Anche la prima parte della sua carriera da allenatore si svolse tra l’Abruzzo e il Molise ripetendo le gesta fatte da giocatore, cogliendo due promozioni in C2 con Pro Vasto e Atessa Val di Sangro. Nel 2007 Cosco lasciò le sue zone iniziando a girovagare finendo addirittura sulla panchina ungherese del FC Sopron nella massima serie magiara. Tornato in Italia sfiorò la promozione in Lega Pro Prima Divisione con il Gela prima di passare a Pro Patria e Campobasso.
Giunse a Matera all’inizio della stagione 2013-14 in una piazza vogliosa di tornare nel calcio che conta dopo aver sfiorato la promozione in serie C tramite i play-off l’anno precedente. Dopo un buon avvio, “macchiato” solo dalla sconfitta a Pozzuoli con la Puteolana, lo stop a Francavilla costò l’esonero al tecnico molisano comunque richiamato alla diciannovesima giornata. Il ritorno sulla panchina biancazzurra fu la svolta della stagione: da quel momento il ruolino di marcia del Matera vide i biancazzurri inanellare la bellezza di dodici vittorie (di cui sette consecutive), un pareggio e sole due sconfitte. Tutto condito da prestazioni concrete quanto brillanti e risultati roboanti come il tre a zero sul Brindisi, il quattro a zero sul San Severo e il sei a zero sul Gladiator. L’unione della solidità difensiva col bel gioco ebbe come naturale epilogo la trionfale promozione in serie C. Lo “Special Wolf” di Santa Croce di Magliano, unione del soprannome di Jose Mourinho e del lupo, animale simbolo del Molise, aggiunse un altro storico risultato al suo curriculum.
La vittoria del campionato a Matera portò Cosco su un’altra panchina importante, desiderosa di tornare in serie C. Giunse infatti la chiamata da Sassari per allenare la Torres. Ancora una volta però i vecchi problemi di salute riemersero costringendo l’allenatore ad allontanarsi nuovamente dal mondo del calcio. Stavolta per un addio definitivo.
Dopo la morte del tecnico, manifestazioni di affetto arrivarono da tutte le città tappe della sua carriera da calciatore e allenatore ma non solo: dal settore tecnico della FIGC fu assegnato alla sua memoria il premio “panchina d’oro speciale” 2015, un riconoscimento che la federazione rilascia in alcune situazioni per particolari benemerenze sportive. I tifosi del Matera lo hanno omaggiato con alcuni striscioni in sua memoria con messaggi incentrati sull'ottimo lavoro svolto al «XXI Settembre - Franco Salerno» ma anche sul suo apprezzato carattere schietto e grintoso. Un libro che ripercorre le tappe del suo percorso sportivo e personale, intitolato «Grazie per questo momento», è stato pubblicato e presentato per la prima volta a Campobasso ad un anno di distanza dalla sua scomparsa.
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