Il portiere Augusto Manzin è una delle prime icone biancazzurre, un vero e proprio pilastro del club negli anni cinquanta, quando l'A.S. Matera Calcio recitò per anni il ruolo da protagonista nei campionati regionali fino a regalare, alla fine della stagione 1952-53, per la prima volta alla Città dei Sassi la IV Serie. Un sogno che diventò realtà per l'intuito e l'abilità del Presidente Ignazio Furlò il quale, grazie all'insegnante materano Tonino Rota che trascorreva le vacanze a Grado e lì entrò in contatto con l'ex calciatore della Triestina Antonio Gordini, riuscì a far approdare al XXI Settembre, tra gli altri, calciatori di notevole spessore provenienti dalla Zona B del confine italo-jugoslavo come Silvano Colomban, Fernando Degrassi, Libero Giani, Ferruccio Moscolin, Bruno Perentin, Evelino Pugliese, Livio Vittori e naturalmente Augusto Manzin.
Il giornalista Franco Di Pierro, in un articolo pubblicato trent'anni dopo la sua parentesi sportiva, lo definì senza mezzi termini "una leggenda" ed effettivamente la storia di Manzin ha molti elementi che fanno esaltare i tifosi e la memoria sportiva di un'intera comunità.
Classe 1926, giunse a Matera nel dicembre 1950, prelevato da Gordini direttamente a Trieste dopo l'infortunio del portiere titolare Ferruccio Moscolin. Il suo curriculum parla di un trasferimento alla Triestina di Nereo Rocco precedentemente sfumato per una polmonite ma la situazione economica del giovane non era delle più semplici: appena giunto a Matera furono infatti gli stessi tifosi a comprargli degli abiti nuovi da una sartoria dei rioni Sassi.
Il numero uno però ricambiò ampiamente la fiducia dei materani: fece il suo esordio in un derby contro il Potenza vinto per quattro a due nel campionato interregionale di Promozione 1950-51. Un segno del destino? Sta di fatto che Manzin difese la porta del Matera per nove anni collezionando centottantaquattro presenze (ottavo posto nella classifica di presenze con la maglia del club) e guadagnandosi la fama di portiere para-rigori neutralizzando la bellezza di otto tiri dal dischetto nel solo campionato di IV Serie 1956-57 (la miglior stagione di IV Serie disputata dai biancazzurri guidati dal monfalconese Umberto Zanolla che sfiorarono la promozione nella IV Serie di eccellenza).
Un'abilità confermata in tutte le stagioni disputate nella città dei Sassi in cui giunsero le prime soddisfazioni di un certo livello per il calcio materano: le vittorie dei campionati di Prima Divisione Pugliese e di Promozione Lucana nonché i brillanti campionati di IV Serie, una categoria di tutto rispetto in cui militavano, tra le altre, formazioni come Bari, Reggina, Cosenza, Crotone e altre big.
Tuffo di Manzin durante Andria-Matera del 1955. Fonte: Mercoledì Sport |
Grazie alle sue prodezze tra i pali, il Lev Yashin biancazzurro si guadagnò dai tifosi il soprannome di gatto volante e svariate richieste di trasferimento in società più blasonate. Tuttavia rimase legato al Matera non abbandonando il club neppure nel 1957-58 con la società fallita e costretta a mandare in campo formazioni di fortuna (rimase l'unico elemento della rosa originaria assieme ad Alfio Rogante).
Dopo la definitiva scomparsa della Materacalcio si trasferì all'altra formazione cittadina, la Libertas, con cui si aggiudicò nel 1958-59 il girone materano del Campionato Lucano Dilettanti subendo soltanto quattro reti nell'arco di tutto il torneo e perdendo contro il Monticchio Potenza la finale per l'ammissione alla nuova Serie D.
Il legame con la Città dei Sassi fu tale che anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo Manzin non abbandonò gli amici materani, diventando negli anni seguenti allenatore della Libertas e trovando impiego per diversi anni come vigile urbano prima di rientrare a Trieste.
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